Dell’instradato, omissivo e distorto risultato ottenuto con il 9/11 Commission Report, non si finirà mai di parlarne male...
Dell’instradato, omissivo e distorto risultato ottenuto con il 9/11 Commission Report, non si finirà mai di parlarne male; ed è più che sufficiente leggersi “9/11 Commission report: Omissions and Distortions” di David Ray Griffin per aver un’ottima misura della quantità di incongruenze, omissioni, distorsioni, fallacie di cui tutto il ‘lavoro’ è ridondante.
A partire dal “The nation was unprepared” addirittura citato nella ‘prefazione’ ( dimenticando tutte le esplicite esercitazioni, ideate, programmate e svolte di aerei che impattavano le WTC e il Pentagono ), fino alla riscrittura di tutte le cronologie inizialmente appurate , il "9/11 CR" rappresenta comunque il corpus documentale ufficiale della tragedia dell’undicisettembre 2001.
Un corpus di documenti da prendere con le molle, però; del resto, gli atti di fede, siamo soliti lasciarli ai beghini, ai ciechi e a tutti gli smaniosi di ‘complicità col potenti’.
In quest’articolo non mi addentrerò quindi nello specifico di incongruenze, conclusioni prevenute o distorsioni scritte nel rapporto. Per questo tipo di analisi, come prima citato, il “9/11 Commission report: Omissions and Distortions” di Griffin, già svolge una limpida e lineare traccia guida ben approfondita.
Questo articolo serve invece a mettere in luce nuovi ‘fatti’, grazie alla recente resa di dominio pubblico di documenti precedentemente secretati.
E’ a disposizione qui, grazie al lavoro svolto da* ragazz* dell’History Commons Group la mail e il documento allegato che tre addetti dello 'Staff 2' della '9/11 Commission' hanno redatto e inviato ai loro responsabili, per lamentare come i “minders” delle Agenzie di Sicurezza coinvolte nelle indagini, abbiano rivestito nel corso delle audizioni e degli interrogatori, una funzione inibitoria, coercizzante e quindi volta a pilotare e indirizzare le risposte che i testimoni dovevano fornire.
Kevin Scheid ( coordinatore del team ), Lorry Fenner ( ufficiale dell’aviazione e co-responsabile del Team ) e Gordon Lederman ( avvocato ): hanno infatti – provandolo dal vivo – assistito in prima persona alle attenzioni che i “minders” delle sicurezze, elargivano ai testimoni.
Queste loro parole di lamentela sono state inviate nell’ottobre 2003 a Daniel Marcus consigliere della Commissione.
Per “minders” si intendono quegli agenti appartenenti alle varie Agenzie, che hanno avuto come compito quello di 'accompagnare' i testimoni convocati dalla Commissione.
Loro compito ‘ufficiale’, come disse Mark Corallo, portavoce del dipartimento della Giustizia: "in any investigation in which federal employees are interviewed, it is standard practice to have another agency representative present for the benefit of the witnesses and to help facilitate the investigation"; altrimenti detto: quello di evitare che potessero, con le loro dichiarazioni, fornire indicazioni in grado di compromettere la sicurezza nazionale e/o fornire, inavvertitamente, informazioni utili al ‘nemico’.
Ora, visto che le audizioni non venivano svolte nella pubblica piazza di Karachi o di Kabul, né che venivano condotte da gente di dubbia fedeltà alle Istituzioni... questo già bene ci permette di capire la vera funzione di questi ‘angeli custodi della parola’: garantire che le risposte dei testimoni non andassero a incrinare nessuna ‘linea editoriale’, non permettessero di seminare dubbi in quella che doveva essere la conclusione da raggiungere ( conclusione scelta a priori... come minimo per ragioni di ‘real politik’ ): ovvero non rischiare di andare a rovinare l’opera di ‘withewash’ alla quale P. Zelikow era stato chiamato a portare compimento.
Il documento reso disponibile da poco ( inizi del 2009 ), permettere quindi di fare un pò più di chiarezza: i tre infatti espressamente scrivono che queste pressioni dei “minders” non sono state dei fenomeni casuali, imputabili all’eccesso di zelo di qualche troppo stakanovista guardiano, ma anzi! E che tali pressioni e intimidazioni sono state riscontrate anche durante le audizioni e gli interrogatori svolti dagli altri Team: “other teams’ interviews”.
In alcuni casi, i “minders” hanno addirittura svolto la funzione di contrattare, a priori, con la Commissione quali domande potessero essere poste ai loro ‘protetti’, come da volere delle rispettive agenzie di sicurezza, negando quindi ufficialmente così qualsiasi valore di ricerca indipendente alla Commissione.
In alcuni casi, fanno notare come siano stati gli stessi “minders” a rispondere alle domande della Commissione, anticipando i testimoni e stabilendo così precisi paletti; non permettendo ai loro ‘protetti’ di rispondere in libertà.
E siccome compito ufficiale della Commissione era anche ‘indagare’ sul reale funzionamento delle agenzie preposte alla sicurezza... oplà! ecco che abbiamo questo bel tomo di tante pagine, buono solo a non far sbattere le porte in caso di vento e di corrente.
E infatti Scheid , Fenner e Lederman scrivono:
“When we have asked witnesses about certain roles and responsibilities within the Intelligence Community, minders have preempted witnesses’ responses by referencing formal polices and procedures. As a result, witnesses have not responded to our questions and have deprived us from understanding the Intelligence Community’s actual functioning and witnesses’ view of their roles and responsibilities”.
Uno dei sistemi 'classici', utilizzato dai “minders”, per esercitare pressione psicologica sulle persone che dovevano essere ascoltate dalla Commissione, è stato quello di essersi “positioned themselves physically and have conducted themselves in a manner that we believe intimidates witnesses from giving full and candid responses to our questions”.
“Minders generally have sat next to witnesses at the table and across from Commission staff, conveying to witnesses that minders are participants in interviews and are of equal status to witnesses”... mentre ovviamente non erano certo ‘pari-status’ né per qualifica, né per funzione con chi doveva porre le domande.
intimidatori? Certo. Subdoli? Anche.
Ma almeno sempre un po’ più ‘onesto’ che far subodorare minacce di possibili ritorsioni, come nei casi in cui, ad esempio, i “minders”, davanti ai testimoni prendevano “verbatim notes of witnesses’ statements” instillando nei testimoni il ‘dubbio’ che tali dichiarazioni venissero quindi girate ai loro diretti superiori, che una volta lette le loro dichiarazioni, avrebbero potuto “engage in retribution”.
Tra l’altro, il fatto che ‘estranei’ prendessero appunti e stenografassero ciò che i testimoni dicevano, come Scheid e gli altri fanno notare, comporta che questo: “facilitates agencies in alerting future witnesses to the Commission’s lines of inquiry and permits agencies to prepare future witnesses either explicitly or implicitly”.
A contorno di queste ‘proteste’, Scheid, Fenner e Lederman hanno avuto scritto ( e allegato alla mail inviata a Marcus, ) una serie di regole, come suggerimenti che la Commissione avrebbe dovuoto applicare nei confronti dei "minders", al fine di non pregiudicare le indagini.
Tra le altre proposte, i tre chiedevano almeno che non potesse essere presente durante le audizioni e gli interrogatori, più di un “minder” per testimone ascoltato ( di modo da almeno ridurre al minimo alemno l’effetto psicologico di intimidazione ) e che questi non potesse avere la possibilità di guardare direttamente negli occhi i testimoni interrogati.
Cosa vogliamo dire ancora?
beh, almeno almeno ricordare come questa mail ( il cui allegato ha come titolo, l’esplicito: “Executive Branch Minders' Intimidation of Witnesses” ) inviata dai tre dello staff ai commissari il 2 ottobre 2003, fa comodamente seguito e compendio alle parole pronunciate in pubblico l’8 Luglio 2003 da T. Kean a proposito dei “minders”:
“I think the commission feels unanimously that it's some intimidation to have somebody sitting behind you all the time who you either work for or works for your agency" e “You might get less testimony than you would” e ancora: “We would rather interview these people without minders or without agency people there”.
Un pò la domanda di sempre, quindi. "chi controlla i controllori"?
I ‘controllori’ dei testimoni: la vera funzione dei “minders” - reticenze e intimidazioni durante le audizioni della 9/11 Commission
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